lunedì 2 dicembre 2013

ERGONOMIA DEL SOFTWARE


A dispetto della crescente diffusione di sistemi interattivi (oggetti e programmi) l'attenzione posta dai progettisti riguardo ai problemi legati alle difficoltà di interazione da parte degli utenti appare scarsa ed inadeguata. Non solo le persone non più giovanissime ma anche nuovi e freschi utenti possono trovare notevoli difficoltà ad utilizzare oggetti tecnologici quali telefonini, lettori mp3, televisori. La stessa difficoltà è sovente sperimentata dagli utenti di programmi software, siano essi fruibili su internet o come programmi installati. L'attenzione è concentrata sulle funzionalità offerte (più sono tanto meglio) che spesso sono inutili ed appesantiscono l'interazione ed il carico cognitivo. Nascono così oggetti che anziché rispondere e soddisfare bisogni dell utente ne inducono di nuovi.
Figure professionali come l'ergonomo cognitivo sono a disposizione delle aziende che progettano e realizzano dispositivi e software, ma non vengono coinvolti in modo sufficiente ed adeguato. Il coinvolgimento dello specialista in interazione uomo-macchina (HMI, human machine interaction) ed in progettazione centrata sull'utente (UCD, user centered design) dovrebbe avvenire fin dall'inizio, in fase di redazione delle specifiche di progetto, ed accompagnare ogni fase di sviluppo ai vari livelli organizzativi. Anche interventi propedeutici di formazione (di manager, progettisti e sviluppatori) sono da considerare fondamentali nel successo di prodotti più ergonomici, più semplici da usare, in grado di garantire la massima soddisfazione del cliente ed utente finale.

La frustrazione dell'utente
Uno degli aspetti più negativi di un programma non adeguatamente ergonomico è la pesante frustrazione del utente durante il suo utilizzo. Difficoltà di accedere alle varie funzioni, non intuitività della interazione, tempi di attesa non congrui, assenza di adeguato feedback, mancata aderenza a standard ed assenza di un robusto modello concettuale sono solo alcuni degli aspetti negativi che decretano la scarsa ergonomia  del software e la grande insoddisfazione dell'utente.
Il danno arrecato all'utente per effetto di una mancata ergonomia del prodotto software è sovente sottovalutato, e va dalla perdita di tempo, al danno economico e oltre, sino a pesanti ricadute a livello di stress lavoro-correlato, la cui valutazione è ora inserita nel D.Lgs. 81 sulla sicurezza del lavoro.

Semplici ed intuitive
La interfacce ergonomiche di una applicazione software devono risultare semplici ed intuitive, in modo da garantire adeguata trasparenza verso il lavoro da svolgere, senza invischiare l'utente nei meccanismi interni della soluzione applicativa. Ma come spesso accade in ambito scientifico e tecnologico la semplicità è difficile da perseguire e realizzare.  L'ergonomo cognitivo, studiando i meccanismi della percezione umana e la formazione di aspettative e modelli concettuali, è in grado di aiutare progettisti e sviluppatori di interfacce software ad ottenere prodotti usabili, di facile utilizzo ed efficienti.

Una babele interattiva
Purtroppo la mancata affermazione di uno standard unificato (gli esperti ricorderanno la SAA-CUA di IBM e le sue aspettative di universalità) e la conseguente contemporanea presenza di svariati modelli di interfaccia (Windows, MAC OS X, Gnome, KDE, iOS, Android, ecc.) rendono la comunicazione uomo-dispositivo e uomo-macchina una vera babele. Cambiare tipo di computer o di telefono spesso si trasforma in un incubo con conseguenze devastanti. Per chi è abitauto ad un meccanismo di interazione, il passaggio è spesso traumatico, e questo è tanto più vero quanto più è avanzata l'età dell'utente.

Regole universali
Gli esperti di usabilità e di ergonomia cognitiva hanno individuato una serie di regole che le interfacce devono rispettare per risultare semplici, gradevoli ed efficienti. Le aziende che sviluppano applicazioni software dovrebbero porre adeguata attenzione all'importanza del fattore ergonomico ed alla usabilità del prodotto,  con l'obiettivo di migliorare la qualiltà percepita, la soddisfazione del cliente e quindi assicurarsi un duraturo successo commerciale.

Erberto Sandon , UX engineer (StudioSandon, Metrics)

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