“Ergonomia
cognitiva” e “wayfinding”, due termini piuttosto astrusi e
soprattutto sconosciuti... non solo dalla stragrande maggioranza delle
persone, ma purtroppo anche da chi si occupa di progettare,
amministrare, costruire e gestire un qualunque spazio artificiale
(scuola, palestra, centro commerciale, aeroporto, metropolitana,
stazione ...).
L'ergonomia
cognitiva a dispetto del suo nome non è affatto una disciplina
lontana dalla vita di tutti i giorni, anzi è vero proprio il
contrario!
Ogni volta che
sperimentiamo una difficoltà nel capire come usare un oggetto, come
muoverci in uno spazio artificiale o come interpretare una
comunicazione scritta... c'è sempre qualche regola di ergonomia
cognitiva che viene disattesa.
In
auto
Siamo sulla
tangenziale di Bologna, ci precede un camion. Scorgiamo un cartello,
c'è un uscita. Proseguendo si va a Bologna, anche uscendo si va a
Bologna.
Proseguire o uscire?
La decisione se proseguire od uscire a destra deve
essere molto rapida...l'unica cosa che ci aiuta a capire la
differente destinazione locale sono i piccoli simboli riportati a destra
della scritta “BOLOGNA” la piccola sagoma di un aeroplano per
indicare l'aeroporto che raggiungeremo se proseguiamo dritti, e il
simbolo del “centro” e l'icona di un fascio di bandiere colorate
(simbolo un po' ambiguo e dipendente dalla cultura) per indicare la
“Fiera”, che raggiungeremo uscendo a destra.
Distinguere i
simboli relativamente piccoli non è sempre agevole, sarebbe molto
meglio scrivere “aeroporto” e “fiera”, ed omettere
l'indicazione 'Bologna'. Siamo sulla tangenziale di Bologna e nessuno
si aspetta di trovare l'indicazione per l'aeroporto di Verona o di
Venezia o per la Fiera di Milano.
Scrivere due volte
'Bologna' per indicare spazi della città di cui si sta percorrendo
la tangenziale è allora del tutto inutile e addirittura fuorviante,
ruba spazio prezioso e non facilita la comprensione della
destinazione che andrebbe semplicemente scritta: 'Fiera' ,
'Aeroporto'.
L'argomento trattato
appartiene al campo del “wayfinding”, una branca dell'ergonomia
cognitiva che trova applicazione in molti contesti delle attività
umane, negli ambienti di vita e di lavoro.
Il “wayfinding”
(letteralmente: 'trovare la strada') studia l'orientamento e
l'interpretazione dei segnali nell'ambito delle attività umane in
ambienti artificiali.
Il termine fu
coniato da Kevin Lynch nel suo libro “l'immagine della città”.
Chi non ha mai
sperimentato un certo angoscioso senso di disorientamento in un
aeroporto, in una città non conosciuta e l'impossibilità o la
difficoltà di percepire dai segnali visivi la propria posizione e
quella di una meta da raggiungere?
L'ambiente
artificiale può essere più o meno “leggibile” (un termine già
usato da K. Lynch in questo senso) in relazione al una corretta
progettazione delle planimetrie, delle indicazioni, delle forme
spaziali.
Regole e norme di
ergonomia cognitiva e di wayfinding, se applicate, ci aiuterebbero a
muoverci con sicurezza e confidenza negli ambienti artificiali, sia
all'esterno che negli spazi confinati dove è essenziale che
l'uomo possa crearsi una 'mappa concettuale' del luogo, cioè una
rappresentazione mentale chiara e non ambigua della propria posizione
e della disposizione spaziale dei punti di riferimento.
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